Il valore “selvaggio” delle foreste vs i benefici che offrono all'uomo

Quando si pensa agli ecosistemi (terrestri, aerei o acquatici) presenti sul nostro pianeta, le foreste rientrano senza alcun dubbio tra i più complessi ed evoluti: si stima che ospitino l’80% della biodiversità terrestre, sebbene ad oggi ricoprano meno del 30% delle terre emerse. Le foreste sono inoltre annoverate tra gli ecosistemi più antichi al mondo, sono capaci di sfruttare l’energia solare in modo straordinario e di riciclare i nutrienti necessari a tutte le forme di vita presenti sul pianeta. Gli alberi rappresentano gli organismi più grandi e antichi che l’uomo conosca: la sequoia di California (Sequoia sempervirens) può arrivare ad oltre 100 metri di altezza, mentre un singolo pino dai coni setolosi (Pinus Aristata) può superare i 5000 anni di età. Le foreste sono apparse 10 milioni di anni fa; esistevano dunque già milioni di anni prima che i grandi animali popolassero la terra e probabilmente continueranno ad esistere anche dopo la scomparsa dell’uomo. Malgrado l’Antropocene (vale a dire l’epoca umana a partire dalla Rivoluzione Industriale) abbia lasciato una cicatrice indelebile sulle foreste, per via delle attività umane che hanno ridotto drasticamente la superficie forestale e modificato la loro struttura e composizione, è fondamentale considerare le foreste come grandiosi ecosistemi dotati di “volontà propria”. Le foreste sono, infatti, veri e propri mondi all’interno del nostro pianeta, che ospitano una ricca flora e fauna, oltre a una nutrita comunità microbica. Queste diverse forme di vita sono in grado di innescare processi complessi che incidono sull’atmosfera e sul clima, regolano il bilancio idrico a livello continentale o regionale e mantengono il suolo terrestre fertile e produttivo. Tali processi avvengono indipendentemente dalla presenza dell’uomo, per cui, di recente, è stato proposto di considerare le foreste non tanto per ciò che esse forniscono all’uomo quanto per il ruolo che svolgono a livello globale a prescindere da esso.

“Nel concetto della loro natura selvaggia, ogni ecosistema, grazie alla spontaneità dei processi funzionali, possiede il medesimo valore intrinseco quando lasciato solo, anche qualora le attività dell’uomo abbiano eliminato piante o animali ritenuti preziosi.”

Cit. Annik Schnitzler
Université de Lorraine, France

Matteo Garbelotto

Direttore presso il Forest and Mycology Lab di Berkeley e adjunct professor presso l’Environmental Science, Policy and Management Department dell’Università della California.


Nel diagramma di Venn (Pannello A), l’ampio cerchio sulla sinistra rappresenta schematicamente il valore selvaggio delle foreste, indipendente dai benefici che offrono all’uomo. Il cerchio più in basso a destra rappresenta i bisogni delle popolazioni native delle foreste, mentre il cerchio sopra rappresenta i prodotti e i servizi a vantaggio dell’uomo che non sono riconducibili alle foreste. Nel Pannello B, le popolazioni native traggono beneficio delle foreste senza comprometterne il valore selvaggio. Nel Pannello C, il crescente sfruttamento delle foreste da parte di popolazioni mondiali non-native riduce i benefici che le popolazioni native traggono da esse, minando al contempo il valore selvaggio degli ecosistemi forestali.

Una chiamata da...
Matteo Garbelotto

Direttore presso il Forest and Mycology Lab di Berkeley e adjunct professor presso l’Environmental Science, Policy and Management Department dell’Università della California

VITTORIO SELLA

Grande albero nella foresta bassa della Valle Bujuku (Ruwenzori), 1906 [ripresa], 1934-1940 (stampa)
Stampa da gelatina bromuro d’argento con viraggio a doppio colore 39,5x30 cm
Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino

VITTORIO SELLA

Nel 1906 Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, raggiunge le più alte vette delle Lunaes Montes, il vasto massiccio del Ruwenzori che si estende nella regione dei Grandi Laghi Africani, al confine tra l’Uganda e l’attuale Repubblica Democratica del Congo. In quanto membro della spedizione, Vittorio Sella si concentra in modo particolare sulla ritrattistica fotografica delle popolazioni indigene, senza tralasciare però di rivolgere il suo obiettivo verso un ecosistema vegetale denso, vigoroso e dal fascino primordiale. Alberi imponenti, simili a giganteschi candelabri, emergono da foreste di eriche fitte e contorte, in un tutt’uno con un sottobosco ricco di muschi spugnosi e di licheni penduli.

STEVE PETERS

Arboretum, 2019
Installazione sonora, 13'40''
Courtesy l’artista

STEVE PETERS

https://www.spsoundart.com/



In Arboretum, Steve Peters – musicista e compositore statunitense – attinge dal suo archivio di sonorità legate agli alberi che ha realizzato nel New Mexico, tra il 1988 e il 2004. L’esperienza sonora, fatta di suoni reali e modificati elettronicamente, ha origine dalla registrazione effettuata all’interno di un bosco dei Monti Sangre de Cristo – la sottocatena più meridionale delle Montagne Rocciose – in Colorado. Alberi di pioppo morti, soggetti all’azione del vento, sfregano i loro corpi contro quelli di pini ancora vivi. L’installazione, immergendo lo spettatore all’interno di un paesaggio sonoro fatto di “messaggi vegetali” indecifrabili, apre a una dimensione linguistica sconosciuta e rimanda al costante e naturale processo di vita e morte.

SAM FALLS

Untitled (Taralyn), 2017
Lastra di sequoia, neon, vetro, elettricità e trasformatore
182.8 x 91.4 cm
Courtesy Galleria Franco Noero, Torino

SAM FALLS

https://www.samfalls.com/

L’opera fa parte di una serie di lavori prodotti tra il 2015 e il 2017, in seguito al viaggio che Sam Falls ha compiuto attraverso i parchi nazionali della California. La scultura è stata realizzata utilizzando del legno di sequoia, proveniente da alberi caduti nella Redwood National Forest. Il neon, di colore rosso, riprende la silhouette di una persona distesa sulla lastra. Evocando l’immagine di due corpi organici che si compenetrano, suggerisce un concetto di mescolanza. L’opera, quale omaggio al tempo naturale e al processo di crescita secolare, ha inoltre l’obiettivo di cavalcare il battito del tempo geologico della natura per costruirne un'immagine, un ritratto, di luce e spazio, mentre passa attraverso la vulnerabile stabilità delle riserve naturali in balia dei frenetici meccanismi di crescita dell’occidente.

FORMAFANTASMA

Cambio, 2020
video, 23’21’’
Courtesy Formafantasma e Serpentine Gallery, London

FORMAFANTASMA

https://www.formafantasma.com/

Cambio (video intero)

Testo del video Cambio

Cambio è il primo di tre video dei designer Andrea Trimarchi e Simone Farresin presenti in questa mostra e parte del loro ultimo progetto di ricerca. Il lavoro indaga il modo in cui l'industria del legname si è evoluta nel tempo, interrogandosi sul come una diversa conoscenza dei materiali possa produrre un approccio più olistico alla progettazione. Il video inizia con l'apparizione delle piante primordiali sulla Terra, la loro evoluzione in alberi e il successivo fiorire della vita umana in tutto il pianeta. Continua con l'espansione globale dell'industria del legno, l’impatto antropico e il successivo spostamento verso lo sviluppo di pratiche forestali sostenibili e la conservazione ambientale.