Una foresta in stato di Dis-equilibrio è più suscettibile a eventi climatici estremi e malattie

Una sola foresta ospita al suo interno migliaia di alberi e milioni di organismi. Funghi, microbi, impollinatori e insetti ricoprono un ruolo essenziale nel mantenimento della biodiversità e delle funzioni di ecosistema delle foreste. Gli animali e i patogeni degli alberi giocano un ruolo fondamentale per quanto riguarda la distribuzione e la densità arborea all’interno di una foresta. La loro azione è infatti di primaria importanza per quanto concerne la dispersione dei semi o la predazione, l’erbivoria e le malattie che colpiscono semi e germogli. Se una foresta è caratterizzata da una buona combinazione di specie arboree differenti e da una densità minore di alberi di una singola specie, ciò non solo aumenta l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, ma riduce anche il diffondersi di nuove malattie, innescando un processo naturale di distanziamento sociale, da cui anche noi dovremmo imparare! Una foresta in stato di equilibrio permette agli alberi di crescere e diventare gli organismi viventi più alti e longevi sulla terra, grazie alla relazione simbiotica con i funghi micorrizici e alcuni batteri. Le piante sfruttano l’energia solare e combinano questa energia con l’acqua al fine di generare carboidrati nutrienti. Tuttavia, la scarsa disponibilità di micronutrienti essenziali alla vita, di azoto e fosforo compromette la crescita arborea. Gli alberi forniscono carboidrati ai funghi micorrizici in modo che essi a loro volta possano produrre una miriade di microfilamenti che connettendosi alle radici sottili degli alberi ampliano le dimensione dell’apparato radicale arboreo, aumentando di centinaia di volte la sua capacità assorbente. Una relazione simbiotica simile si instaura anche al di sopra del suolo, tra le foglie, i fusti degli alberi e alcuni organismi endofiti che iniziano la propria vita insediandosi nei tessuti fogliari o lignei, senza alcun effetto evidente. Nel momento in cui gli alberi crescono, però, gli organismi endofiti producono sostanze chimiche in grado di proteggere i loro ospiti dalle infezioni da patogeni e dagli erbivori. Quando l’albero raggiunge la maturità, questi organismi possono diventare patogeni capaci di accelerare la morte degli alberi più vecchi lasciando spazio ad una nuova generazione di alberi. Infine, questi stessi endofiti si trasformano in organismi decompositori del legno e svolgono la funzione fondamentale di decomporre il legno di alberi morti per creare lo spazio fisico necessario alle nuove piante per crescere e per riciclare i nutrienti presenti nel suolo. Da questo punto di vista, anche gli organismi che sembrano essere nocivi per le piante hanno in realtà effetti benefici. C’è bisogno dei patogeni, delle malattie e che il legno venga decomposto per diradare in maniera naturale le foreste giovani, aumentare la diversità delle specie, creare spazio per le nuove generazioni e riciclare nutrienti per mantenere il suolo fertile. Tuttavia, è necessario che specie arboree diverse, simbionti, patogeni e organismi decompositori siano presenti nella giusta misura e che l’albero giusto cresca nel posto giusto. Il disboscamento eccessivo, o, al contrario, l’incapacità di diradare foreste secondarie, i comportamenti che favoriscono il cambiamento climatico, l’introduzione di patogeni esotici e la pratica di piantare di alberi sbagliati nel posto sbagliato sono tutti modi attraverso cui l’uomo influisce negativamente sull’equilibrio forestale. Foreste con una densità troppo elevata o in cui è stata piantata un’unica specie di alberi, spesso scelta per la sua capacità di crescita rapida o perché più conveniente dal punto di vista economico, come ad esempio l’abete rosso piantato nel nord-est Italia, sono meno resistenti alle malattie e agli eventi atmosferici estremi come quelli che caratterizzarono la tempesta Vaia. Uno degli effetti a lungo termine meno compresi della tempesta Vaia, aggravato dal riscaldamento globale, è il cambiamento radicale nella misura in cui sono presenti tutti gli organismi che insieme formano una foresta sana, una foresta in equilibrio. Il dis-equilibrio spingerà probabilmente gli endofiti a diventare patogeni troppo presto, trasformandoli da patogeni “utili” a distruttori che potrebbero compromettere la sopravvivenza di alberi e animali che dipendono da loro.

“Le foreste sono opere d’arte viventi che rappresentano comunità di vita profondamente interconnesse. Attualmente, queste comunità sono a rischio, ma l’uomo sembra non comprendere quanto le sue azioni incidano negativamente su di esse. Serve un cambiamento, e subito.”

Cit. Brenda e Michael Wingfield University
Pretoria, South Africa

Matteo Garbelotto

Direttore presso il Forest and Mycology Lab di Berkeley e adjunct professor presso l’Environmental Science, Policy and Management Department dell’Università della California.


L’immagine mostra schematicamente il rapporto tra alcuni dei diversi organismi che, insieme, formano una sana foresta temperata (Pannello A), ed il rapporto tra gli stessi organismi in foreste sfruttate o sottoposte ad una forte pressione climatica, che rischiano di perdere biodiversità e resistenza (Pannello B). Le frecce indicano gli organismi il cui ruolo cambia nel tempo. La linea tratteggiata indica il cambiamento di ruolo degli organismi se spostati nello spazio. Lo spessore delle frecce indica la frequenza del cambiamento, mentre i numeri indicano una stima del numero di specie e non un numero reale.

Una chiamata da...
Alessandro Wolynski

Direttore Ufficio Pianificazione, Selvicoltura ed Economia Forestale, Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Trento

HANNES EGGER

Silvani II, 2019
Mixed media
Courtesy l’artista

HANNES EGGER

https://hannesegger.com/



Approfondimento di Matteo Garbelotto

L’opera di Hannes Egger è pensata come un’esperienza multisensoriale da vivere in maniera individuale. Lo spettatore è condotto in un viaggio fisico e mentale, in bilico tra mito e realtà. Una voce narrante invita chi ascolta a vivere una serie di esperienze e a ripercorrere l’evoluzione del nostro rapporto con alberi, boschi e foreste, da un tempo arcaico fino a oggi. Dimensioni magiche, riferimenti mitologici e accadimenti storici si alternano in un’altalena di immagini che giungono fino alle scene di distruzione della tempesta Vaia.

FORMAFANTASMA

1858, 2020
Video, 5’56’’
Courtesy Formafantasma e Serpentine Gallery, London

FORMAFANTASMA

https://www.formafantasma.com/

1858 (video intero)

Approfondimento di Matteo Garbelotto

Nella doppia proiezione, il primo video mostra il processo di estrazione di un carotaggio. I dati in basso documentano il variare delle temperature nella Val di Fiemme dal primo anno di nascita dell’albero, il 1858, ad oggi. Il secondo video documenta la devastazione prodotta dalla tempesta Vaia che, verso la fine del 2018, ha distrutto intere foreste, abbattendo più di tredici milioni di alberi. Situazione che ha posto diversi interrogativi: come gestire la loro decomposizione e il rilascio di quantità impreviste di anidride carbonica nell'atmosfera; come salvaguardare il sostentamento della comunità e come imparare dal passato reintroducendo una più grande varietà di specie all’interno dei boschi.

H. A. BERLEPSCH

Les Alpes. Descriptions et Recits
Bale & Geneve, Paris 1869
Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano

H. A. BERLEPSCH

Le antiche foreste delle Alpi centrali sono per lo scrittore tedesco l’immagine più veritiera della forza vegetale abbandonata a se stessa, della natura lasciata al suo vigore produttivo. Nel 1868 Hermann Alex von Berlepsch descrive in maniera appassionata questi luoghi, in cui decadenza e morte sono in costante alternanza con rinascita e vita, dove l’azione naturale di tempeste e valanghe lascia spazio al brulichio di funghi e licheni e all’azione rigeneratrice di insetti e parassiti. La lettura dello scrittore tedesco – testimone verso la metà del XIX secolo di quanto le foreste vergini fossero già diventate rare – evidenzia il loro l’aspetto protettivo e pone una serie di questioni in materia gestione e qualità di tali ecosistemi.


Riproduzione del testo da originale realizzata in Stone Paper grazie alla collaborazione di L’Artistica Savigliano.

GABRIELA ALBERGARIA

Landscape in Repair #5, 2020
Disegno su carta Heritage Woodfree Bookwhite, 84x114,5 cm, due elementi
Courtesy Vera Cortês, Lisbona

GABRIELA ALBERGARIA

https://www.gabrielaalbergaria.com/

I disegni nascono da un viaggio che l’artista ha compiuto nel 2012 lungo la costa della California, con lo scopo di visitare le aree di foresta secondaria esistenti, oggi, per la maggior parte diventate zone parco o foreste nazionali. Di fronte a una scena quasi apocalittica, fatta di alberi giganti caduti e parzialmente marciti, l’artista osserva come un ambiente naturale libero dallo sfruttamento della specie umana abbia la capacità di rigenerarsi. I disegni, realizzati a partire da una serie di fotografie, rappresentano una porzione di foresta piena di materia organica e in procinto di trasformarsi. L’opera è una finestra aperta su quel luogo, nella quale la dimensione del soggetto e i concetti di macro e micro sono fondamentali.

JIŘÍ HAVEL

Krkonose Cecoslovacchia Monti dei giganti, 1987
Stampa alla gelatina bromuro d’argento virata, 39,5x28,5 cm
Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino

JIŘÍ HAVEL

https://www.jirijiru.com/

Jiří Havel usa la fotografia come strumento per conoscere in maniera analitica ogni angolo dei boschi che frequenta nel nord della Boemia, al confine con la Slesia. Il suo interesse naturalistico lo ha portato a fotografare dettagli di tronchi, essenze, muschi e ogni elemento naturale e fitomorfo di cui il bianco e nero esalta il fascino estetico. Nelle immagini, una serie di funghi della specie Fomes fomentarius, agenti di carie, sono aggrappati al tronco sdraiato di un albero morto. La tipologia in questione è quella di fruttiferi pluriennali a zoccolo di cavallo (anche detti ungulati) che possono raggiungere dimensioni fino a 40 cm e che fanno parte del grande gruppo dei funghi degradatori del legno.

GIORGIA SEVERI

Can’t see the forest for the trees, 2020
Mixed media, dimensione ambientale
Courtesy l’artista

GIORGIA SEVERI

http://www.giorgiaseveri.com/

La foresta di adesivo catarinfrangente realizzata dall’arista è un’immagine di emergenza che indica allerta. Prendendo come punto di partenza la penisola italiana, Giorgia Severi presenta una serie di sculture e di frottage che rappresentano cortecce di alberi in via di estinzione e specie vegetali alloctone introdotte dall’uomo. Mediante uno sguardo globale, che sottolinea la necessità di intendere il mondo come un unico grande organismo vivente, l’artista mette in evidenza la relazione tra impatto antropico e paesaggi contaminati, specie autoctone e alloctone, proponendo una riflessione sul concetto di interferenza e su quello di biodiversità. Un fattore, quest’ultimo, basilare per l’equilibrio degli ecosistemi terrestri e marini.

GIUSY PIRROTTA

The Secret Life of Plants, 2019-2020
Mixed media, dimensione ambientale
Courtesy l’artista

GIUSY PIRROTTA

http://www.giusypirrotta.com/

Approfondimento di Maria Lodovica Gullino

Approfondimento di Nicola La Porta

Nell’opera, una serie di pattern, immagini video e sculture di ceramica tentano di dare una rappresentazione ideale di come avviene la comunicazione nel mondo vegetale. Giusy Pirrotta, in dialogo con il ricercatore Nicola La Porta della Fondazione Edmund Mach, affronta il tema degli attacchi patogeni nelle aree intereressate dalla tempesta Vaia. Funghi come l’Heterobasidion annosum o l’Armillaria mellea si diffondono tramite le vie di comunicazione sotterranee (spore) dalle piante abbattute a quelle sane, provocandone la morte. Effetti secondari legati al global warming favoriscono il loro proliferare, aumentando notevolmente l’impatto già disastroso causato dal singolo evento meteo.

SUNMIN PARK

Architecture of Mushrooms , 2018
Single channel video, 15’18’’
Courtesy l’artista

SUNMIN PARK

https://www.parksunmin.com/

Testo del video Architecture of Mushrooms

Il video è una ripresa a bassa angolazione e al rallentatore di funghi cresciuti nella foresta di Gotjawal, Jeju, in Corea, nel corso del 2017. Le immagini di diverse tipologie di miceti, alcune delle quali patogene, sono accompagnate da 13 commenti sull’architettura da parte di altrettanti architetti coreani e stranieri. I funghi svolgono un ruolo essenziale nel ciclo ecologico di creazione e decadimento della foresta. D'altra parte, sono una creatura vivente con una struttura architettonica composta da una colonna e un tetto. Nel contesto storico attuale, la presenza dei funghi ‒ a volte in contrasto, altre volte in armonia con il concetto di stabilità architettonica ‒ ispira gli spettatori a immaginare una nuova relazione costruttiva tra uomo e natura.

MALI WEIL

Forests I The revery alone will do, 2020
Installazione, tecnica mista
Stendardi (stampa digitale su tessuto, legno), creature (cotone, lana, minerali, filo sintetico), fotografia stampa a getto d’inchiostro, audio digitale (11’)
Courtesy l’artista

MALI WEIL

https://www.maliweil.org/



L’opera è un dispositivo pensato come spazio aperto all’immaginazione. Composta da elementi eterogenei tenuti insieme da una narrazione audio, l’installazione propone al visitatore di re-immaginare la propria relazione con l’alterità, di superare una concezione che vede l’umano come individuo che abita, per riconoscerlo come abitante-abitato all’interno di un mondo fragile. Il lavoro interpreta i concetti di mescolanza e di coesistenza, nel tentativo di sovvertire la convenzionale modalità di intendere il nostro essere nel mondo. Come riconfigurare la nostra presenza in una rete di ecosistemi complessi? Quali altre relazioni, linguaggi e scenari politici sono possibili per il futuro? Sono alcune domande che guidano il processo di ricerca dell’artista.


Con parole e pensieri di B. Albert, E. Coccia, P. Descola, V. Despret, S.F. Gilbert, D. Haraway, D. Kopenawa, B. Morizot, A.L. Tsing.

I pezzi esposti della serie Companions sono: Albero Madre (tessuto, lana, cotone, filo di nylon, copale) e Artemide Efesia (tessuto, lana, cotone, filo di nylon, quarzite).

VITTORIO SELLA

Traversando le foreste dell’Uganda (Africa centrale). Maggio 1906, 1906 [ripresa], 1934-1940 (stampa)
Stampa da gelatina bromuro d’argento con viraggi a doppio tono, 39,5x30 cm
Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino

VITTORIO SELLA

Nel 1906 Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, raggiunge le più alte vette delle Lunaes Montes, il vasto massiccio del Ruwenzori che si estende nella regione dei Grandi Laghi Africani, al confine tra l’Uganda e l’attuale Repubblica Democratica del Congo. In quanto membro della spedizione, Vittorio Sella si concentra in modo particolare sulla ritrattistica fotografica delle popolazioni indigene, senza tralasciare però di rivolgere il suo obiettivo verso un ecosistema vegetale denso, vigoroso e dal fascino primordiale. Alberi imponenti, simili a giganteschi candelabri, emergono da foreste di eriche fitte e contorte, in un tutt’uno con un sottobosco ricco di muschi spugnosi e di licheni penduli.