Uomo vs natura: la foresta urbana come palcoscenico per educare e invitare ad agire

Come affermato all’inizio di questa mostra, le foreste sono sistemi complessi dotati di “volontà propria”, precedono l’uomo e sono coinvolte in processi globali essenziali che prescindono dai servizi e dai beni che forniscono all’uomo. Gli sviluppi urbani rappresentano l’antitesi alle foreste: isole asfaltate caratterizzate da temperature più elevate rispetto alle aree circostanti, con un significativo deflusso idrico ogni qualvolta che i sistemi fognari sono sovraccarichi, con assenza di fauna selvatica e una scarsa qualità dell’aria. Nel nostro immaginario, le foreste si trovano in luoghi remoti e lontani dalle città, ma non vi è alcun dubbio sul fatto che le foreste primarie vergini ancora esistenti, così come le foreste quasi selvagge, le foreste più antiche e le grandi foreste debbano essere protette prima che sia troppo tardi. Spesso, le popolazioni native non hanno potere e peso politico per proteggere le loro foreste, eppure tutti noi abbiamo bisogno di queste foreste per salvaguardare la biodiversità del nostro pianeta e combattere il cambiamento climatico. È necessaria una forma globale di attivismo che promuova la salvaguardia di queste foreste remote. Al contempo, nella maggior parte dei paesi industrializzati l’espansione urbana ha sconfinato in una progressiva invasione da parte dell’uomo degli habitat forestali, creando quella che viene comunemente chiamata interfaccia selvaggio-urbana. Questa è lo spazio in cui la maggior parte della popolazione mondiale potrà conoscere gli alberi e imparare ad apprezzare la foresta. Negli ultimi anni è emerso il concetto di foresta urbana: si tratta di un importante ecosistema ibrido realizzato in ambienti urbani o in prossimità di essi con alberi piantati e/o sopravvissuti a foreste degradate. Per le comunità urbane e suburbane, le foreste urbane rappresentano un ecosistema in grado di fornire servizi essenziali. In particolare, esse contribuiscono alla cattura e stoccaggio del carbonio, offrono ombra e influiscono sull’umidità dell’aria mitigando l’effetto riscaldante dell’isola di calore, assorbono il deflusso di acqua piovana riducendo il rischio di inondazione, sostengono significativamente la fauna selvatica e creano una miriade di occasioni ricreative. Inoltre, è stato scientificamente provato che le persone che abitano in città più verdi sono più felici e conducono una vita più salubre. Pur riconoscendo l’importanza di trovare soluzioni alle problematiche globali che affliggono le foreste non urbane, tra cui il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, le foreste urbane rappresentano un compromesso meraviglioso e democratico per migliorare la vita delle innumerevoli popolazioni urbane. Costituiscono, infatti, lo sfondo ideale per condividere con tutte le persone la bellezza delle piante e per educare i cittadini sul ruolo vitale che esse hanno nella sopravvivenza del pianeta e nel benessere dell’umanità. Dal nostro punto di vista, ogni sforzo volto ad insegnare alla vasta popolazione urbana e suburbana l’importanza del rendere il nostro pianeta più verde ha un triplice effetto. Piantare un albero in un parco urbano significa favorire l’assorbimento di anidride carbonica, creare città più salubri e vivibili e sensibilizzare i più giovani e gli adulti sull’urgenza di proteggere, aumentare e migliorare il nostro territorio forestale.

“La foresta urbana è una benedizione per chi vive in città. Gli alberi delle foreste urbane svolgono numerose funzioni e offrono ai nostri figli l’opportunità di trarre i primi insegnamenti sulla natura. Inoltre, con la loro semplice presenza, sono in grado di risollevarci d’animo.”

Cit. Joe Mc Bride
University of California at Berkeley

Matteo Garbelotto

Direttore presso il Forest and Mycology Lab di Berkeley e adjunct professor presso l’Environmental Science, Policy and Management Department dell’Università della California.

Urban forests:
a successful compromise
between man and nature


Uomo vs natura? L’immagine mostra come la foresta urbana sia un’opportunità unica per connettere queste due realtà ed un palcoscenico per insegnare alle persone il valore delle foreste primarie selvagge, a prescindere da quanto siano lontane.

Una chiamata da...
Daniele Zovi

Esperto forestale e scrittore

CESARE LEONARDI, FRANCA STAGI

Progettare con gli alberi, 1963-1997
Courtesy Archivio Architetto Cesare Leonardi, Modena

CESARE LEONARDI, FRANCA STAGI

http://www.archivioleonardi.it/

Approfondimento di Franca Stagi

Nel 1982 esce il volume L’Architettura degli Alberi, autori Cesare Leonardi e Franca Stagi, esito di vent’anni di studi, viaggi, catalogazione fotografica e ridisegno di oltre duecento specie arboree. Dall’indagine matura una conoscenza applicata in numerosi progetti, quali Parco Amendola a Modena (1972-1981), dove la scelta e il posizionamento delle essenze avviene in relazione alla dimensione delle chiome a maturità, alle variazioni stagionali dei colori e al percorso delle ombre. La Città degli Alberi di Bosco Albergati a Castelfranco Emilia (1988-1996) è il manifesto della ricerca sul verde proseguita da Leonardi a partire dal 1983, unica concreta applicazione della Struttura Reticolare Acentrata, rete poligonale modulare ideata per progettare uno spazio in cui uomini ed alberi possano convivere in equilibrio.

MUSEO WUNDERKAMMER

Quasi lo stesso verde, 2020
Mixed media, dimensione ambientale
Courtesy l’artista

MUSEO WUNDERKAMMER

https://www.museowunderkammer.it/

Approfondimento di Museo Wunderkammer

L’installazione è un’interpretazione dei documenti del Fondo Figini e Pollini presenti nell’Archivio del 900 del Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che raccolgono documenti sugli alberi e sul loro uso nella progettazione del verde urbano. Gli architetti sono tra i progettisti del centro Olivetti, di cui condividevano il pensiero: “l’architetto deve disegnare sulla scala dell’uomo, e alla sua misura, in felice contatto con la natura: perché la fabbrica è per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”. La nascita di tale visione modernista utopica, che progetta la natura come architettura, è alla base di un nuovo approccio culturale alla relazione uomo-natura. L’analisi di questo modello appare imprescindibile per immagine il tempo futuro.

EVENTI CALAMITOSI IN TRENTINO NEI SECOLI SCORSI

EVENTI CALAMITOSI IN TRENTINO NEI SECOLI SCORSI



Testo di approfondimento

Custodi del tempo dalle radici del Trentino

Il bosco anima del Trentino

Le radici dei boschi


Frequenti fenomeni alluvionali hanno colpito il Trentino nel corso dei secoli, evidenziando l’estrema fragilità del territorio in assenza di copertura boschiva. Sopra tutte si ricorda la grande alluvione del settembre 1882, quando un periodo di piogge intense accompagnate da venti caldi, colpì l’Arco Alpino centro-orientale, provocando lo scioglimento della neve caduta precocemente, con effetti devastanti sul territorio e sulla popolazione. L’evento mise in evidenza il grave stato di dissesto del territorio, aggravato dall’eccessivo sfruttamento dei boschi. Il 1882 fu un anno di svolta, promuovendo l’avvio di un’azione di risanamento idrogeologico e idraulico, accompagnata da un importante impegno di riforestazione.

BUBY DURINI

Joseph BEUYS pianta il Coco De Mer – Diary of Seychelles – Coquille Blanche – Praslin Seychelles 24.121980, 1980

Stampa fotografia, 40x50 cm
© Foto Buby Durini – Courtesy Archivio Storico De Domizio Durini

BUBY DURINI

Le fotografie documentano alcuni dei momenti più significativi dell’esperienza artistica di Joseph Beuys. La prima è relativa all’evento che si tenne alle Seychelles il 24 dicembre 1980, durante il quale Beuys piantò un Coconut e un Coco de Mer. La seconda immortala invece la messa a dimora della Prima Quercia all’interno della “Paradise Plantation”, a Bolognano. Il gesto, tra i più celebri dell’Operazione Difesa della Natura, si lega a un’altra azione storica dal titolo Le 7000 Querce. Invitato a partecipare a Documenta VII, l’artista presentò 7000 lastre di basalto che, tra il 1982 e il 1987, avrebbero lasciato il posto ad altrettante piante di quercia. Un’opera viva, un bosco urbano tutt’oggi in crescita e trasformazione. Una dichiarazione di intenti che attraverso una semina agisce sul piano artistico, sociale e ambientale.

CECYLIA MALIK

365 Trees, 2008
365 fotografie proiettate a monitor
Courtesy l’artista

CECYLIA MALIK

http://www.cecyliamalik.pl/

Le immagini documentano un’azione compiuta dall’artista nel 2008. Per 365 giorni consecutivi Cecylia Malik si è arrampicata su un albero diverso di Cracovia, registrando il momento con uno scatto fotografico. L’artista ha descritto il suo progetto surreale come segue: “Mi sono sentita 100% me stessa mentre lo facevo. È stato estremamente piacevole e ha richiesto pochissimo sforzo. Ogni mattina indossavo il mio "vestito da albero": economico, composto da abiti colorati, scarpe con la suola sottile e rossetto rosso per rendere chiaramente visibile la mia faccia. Poi mi dirigevo al lavoro, con la camicetta piena di aghi di pino o di corteccia d’albero". Nel 2017 ha dichiarato che quasi la metà degli alberi fotografati sono stati tagliati.

PRO MONTIBUS

Associazione Italiana per la protezione delle piante e per favorire il rimboschimento
Torino, 1898

PRO MONTIBUS



Approfondimento di Matteo Garbelotto

Approfondimento di Paola Favero

I materiali esposti disegnano un ponte storico con due eventi che si tennero nel 1898: la fondazione a Torino dell’“Associazione Pro Montibus per la protezione delle piante e per favorire il rimboschimento” e la prima “Festa degli Alberi”, celebrata presso la Palestra del Club Alpino Italiano al Monte dei Cappuccini di Torino, il 18 settembre dello stesso anno alla presenza di “Sua Maestà il Re Umberto I”. L’occasione fu propizia per la realizzazione di un congresso attraverso il quale diffondere un nuovo senso di cura dei boschi, degli alberi e della montagna nel suo complesso. In mostra anche gli atti ufficiali del congresso e un documento relativo al Giardino Alpino e Arboreto “Allonia”, realizzato nel 1902 al Monte dei Cappuccini di Torino, sede del Museo Nazionale della Montagna.

ERMENEGILDO ZEGNA

Immagini e documenti relativi al rimboschimento attuato da Ermenegildo Zegna nell’ambito del “Progetto di bonifica integrale del bacino montano del Torrente Sessera” dell’imprenditore mecenate lungo il percorso della strada Panoramica Zegna in fase di realizzazione (anni 1930-1960)
Courtesy Fondazione Zegna, Trivero (Biella)

ERMENEGILDO ZEGNA

http://www.fondazionezegna.org/

Approfondimento di Anna Zegna

Tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento, coadiuvato dalle competenze di esperti, dai tecnici del Corpo Forestale dello Stato e dal lavoro delle sue maestranze, Ermenegildo Zegna dà vita a uno straordinario progetto di “riattivazione” della montagna. Il rimboschimento che realizza nei territori di Trivero, Portula e Mosso Santa Maria è una grande opera di cura del bosco dopo i massicci disboscamenti condotti tra Settecento e Ottocento per fare spazio ai pascoli. Parole come “piantumazione”, “stabilità”, “diradamento dei boschi”, emergono dai documenti quali indicatori di una visione ecosistemica della montagna che Ermenegildo Zegna percepisce come organismo complesso da rigenerare.


La stampa dei materiali da originale è stata realizzata in Stone Paper grazie alla collaborazione di L’Artistica Savigliano.

ARON DEMETZ

Reminescenza in sequoia, 2014
Scultura in legno di sequoia, 230x130x80 cm
Courtesy of the artist and the Doris Ghetta Gallery, Ortisei

ARON DEMETZ

http://www.arondemetz.it/

Attraverso le sue sculture, nelle quali estetica ed etica si incontrano, Aron Demetz indaga l’incontro tra uomo ed elemento naturale. Nell’opera presente in mostra, due figure umane, un uomo e una donna, sono state intagliate dal tronco di un grande albero di sequoia. Radicate in ciò che rimane della sua meteria, sono presenze che emergono dal tempo. Immagini statiche che alludono a un futuro dinamico, nel quale un nuovo atteggiamento di simbiosi e di “ecophilia” ridefinisce il nostro spazio e il nostro essere nel mondo.

FEDERICO ORTICA E ANDREA MARCHI

The Tree Room,, 2020
Installazione multimodale, dimensione ambientale
Courtesy Federico Ortica e Andrea Marchi

FEDERICO ORTICA E ANDREA MARCHI

https://federicoortica.com/

Il lavoro ha origine dalla lettura e dall’interpretazione di dati scientifici del bosco di Piegaro (di proprietà della Famiglia Margaritelli), forniti dal PEFC Italia e dal CMCC nell’ambito del Progetto TRACE*. Una serie di informazioni relative a temperatura, livelli di umidità e flusso linfatico, provenienti dal monitoraggio sulle condizioni di vita di un albero nei dodici mesi del 2019, sono state tradotte in suoni e immagini. Il flusso dei dati è stato trasformato in esperienza visiva immersiva di carattere astratto e in frequenze sonore che, grazie ad alcuni trasduttori, sono trasmesse all’interno di alberi. L’installazione permette di osservare la vita di un albero e di comprendere come il variare delle condizioni climatiche ne alteri i parametri vitali.


Federico Ortica: Installazione sonora
Andrea Marchi: Interfaccia generativa – Installazizone visiva
Mauro Graziani: Sonificazione dati – Sintesi sonora
in collaborazione con Antonio Brunori PEFC


*Il progetto TRACE - Tree monitoring to support climate Adaptation and mitigation through Pefc Certification è stato ideato da Antonio Brunori e realizzato da Riccardo Valentini in collaborazione con lo staff del CMCC - Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.

Per maggiori informazioni:  
https://pefc.org/projects/knowledge/monitoring-tree-health
https://www.cmcc.it/